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      Voi non potete separare il passato dal presente, nč l'uomo dalla cosa. Voi credete che sia il conte che v'impone riverenza, e invece non č altro che la sua passata fortuna, da voi incarnata nella sua persona.
      Per bacco, sono persuaso che il fatto sta come lei dice. Queste idee esistevano in confuso nella mia testa, ma io non avrei saputo disbrogliarle nč esprimerle debitamente. Ecco quello che ha guadagnato il conte trascurando la sua educazione, dandosi ai cattivi compagni, e battendo la strada dei vizj e dei piaceri. Egli non ha mai ottenuto nč stima nč amicizia presso i buoni, ha disonorato la nobiltā della sua stirpe, ha mandato in malora un ricchissimo patrimonio, e dopo una vecchia]a trista e deserta morirā probabilmente all'ospedale, ultimo rampollo della sua illustre casa. Laddove, se avesse pensato e agito da vero gentiluomo, si sarebbe sposato ad una degna fanciulla sua pari, avrebbe avuto dei figli che seguitassero le sue virtų, sarebbe stato utile e distinto nelle societā, e finalmente sarebbe morto lasciando a' suoi posteri un nome onorato, e le ricchezze avute in retaggio da' suoi maggiori. Quando penso a quest'uomo, mi vengono cento buone inspirazioni sulla virtų e sulle regole della vita.
      Da bravo, maestro Giacomo, fatemi udire qualcuna delle vostre buone inspirazioni. Io sono avido d'imparare.
      Bella aviditā veramente, ma qui non č ad una scuola da poterla saziare. Io sono maestro soltanto di calzoleria.
      E di morale ancora meglio. Voi siete capace di fare un sermone come un pajo di scarpe.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Giacomo