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      Vostra signoria mi burla, non è vero? Ella sì che debb'essere un sapiente, sebbene in giovane età. Se non m'inganno, ecco un semplicista, una sorta di medico, uno che conosce la virtù delle erbe e ne compone dei rimedii salutari.
      Nulla di tutto questo. Io raccolgo erbe come un altro raccoglierebbe conchiglie, pel solo piacere di conservarle diseccate fra le pagine dei libri. Io non m'impaccio della loro virtù medicinale.
      Allora, mi scusi, non si può faticare nè perdere più inutilmente il tempo, che è tanto prezioso.
      L'ho detto io che siete un buon moralista! Suvvia, tirate qualche conseguenza istruttiva dal vostro racconto. Quali lezioni se ne possono ricavare?
      Ella mi stuzzica non altro che per farmi dire, giacchè sa meglio di me ciò che insegna la storia del conte. Prima di tutto i padri debbono imparare che un cieco e malinteso amore pei figli è sommamente dannoso e fatale alla loro buona educazione. Guai a quei padri che così amano i figli, poichè senza saperlo si fanno fomentatori, e direi quasi complici delle loro sregolatezze. Quando si avvedono del male, non sono più in tempo di ripararlo, e non giovano a nulla i pentimenti nè i rimorsi della coscienza. Il vero e utile amore paterno è quello che veglia continuamente, onde incoraggiare le buone e combattere le cattive inclinazioni che si manifestano nei figli. Se opera altrimenti, il padre è colpevole dinanzi a Dio ed agli uomini d'aver tradito il più sacro de' suoi doveri. La gioventù impari come sia importante la scelta degli amici.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Dio