Il signor Fabio levò di collegio e prese in casa un suo nipote orfano, del quale diventò altresì il tutore per disposizione testamentaria della defunta cognata, madre del giovinetto. Questo felice, o piuttosto infelice mortale, possiede una sostanza di due milioni, che il signor Fabio va procurando di legalmente appropriarsi. Ora è appunto immerso nel pensiero di tale affare, e, secondo che si figura l'esito certo o dubbioso, lo vediamo passare dalla letizia alla tristezza. A trarlo dalle sue meditazioni entra nella sala un uomo presso a poco della sua età, vestito pulitamente di nero, avente un'aria disinvolta e una simpatica fisonomia. Il signor Fabio si scuote, e domanda con una certa premura:
- Orbene, Leonardo, quali divertimenti jeri sera?
- Un'orgia un poco più spinta delle altre, rispose Leonardo mettendosi a sedere. Molto selvaggiume, molti tartuffi, e molto vino di varie qualità. Aggiungete a tutto questo un gran vaso di punch.
- Benissimo.... e donne?
- Due figliuole di Eva, le più gaje e vezzose del mondo.
- Briccone, sempre roba nuova, eh? disse il signor Fabio ridendo e fregandosi le mani. Vi sarete sollazzati a dovere.
- In quanto a me, sono un filosofo che guardo con disprezzo le vanità della vita. I folli piaceri non mi seducono, perchè lasciano in fine il pentimento.
- Satanasso, come fai bene il beffardo! E Faustino era in vena?
- Se lo era! E come no a diciott'anni, e in tale compagnia? Egli morde terribilmente all'amo e fa delle vere prodezze. Ben presto io te lo do migliore di Don Giovanni Tenorio.
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