Ho voluto soltanto dirti, che non istà bene il vantarmi sul viso la superiorità del tuo creditore la fortuna de' tuoi buoni successi nell'arte dell'impostura. Sappi però che io sono Tartuffo e volpe più di te.
- Lo so benissimo, caro mio. Appunto mi sono fidato di te per la tua gran furberia e perizia nel saperla dare ad intendere. Tu adempi benissimo l'ufficio pel quale ti ho collocato al fianco di Faustino.
- Tu mi rendi giustizia col lodare la sottigliezza del mio ingegno. Faustino mi crede lo strumento passivo e quasi ritroso delle sue volontà. Le mie insinuazioni sono così acute, che invece di seduttore mi danno l'apparenza di sedotto. Egli deve applaudirsi in secreto d'avermi saputo piegare a compiacerlo. Comandare fingendo di ubbidire, guidare col farsi credere guidato, ecco il difficile dell'arte.
- Bravo, così va bene. Ti raccomando sempre la prudenza in faccia al mondo. Guárdati soprattutto dal compromettermi nè punto nè poco in questa faccenda. Io potrei essermi ingannato sul tuo conto, ma la mia buona fede deve rimanere intatta. Guai se venissi sospettato della più piccola intelligenza con te!
- Già già, ti comprendo benissimo. Tu vuoi restar sempre l'ottimo tutore, l'amorevole zio, la perla degli uomini onorati, l'ammirazione di tutta la città.
- Un giorno mi convertirò davvero, e meriterò la stima che ho finora usurpata.
- Tu pensi per eccellenza. Eh, non saresti il primo che si converte per progetto. Io conosco alcuni che dopo una serie di fortunate bricconerie cessarono dal commetterne per paura di essere scoperti.
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Tartuffo Faustino Faustino
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