L'epitaffio dice che lo zio amava il giovane con affetto paterno, e che il dolore della sua perdita sarà inconsolabile. Generalmente parlando le iscrizioni mortuarie non meritano gran fede, ma come non credere a quella dettata dal signor Fabio sul sepolcro di Faustino? Come dubitare del suo amore verso il nipote, e della sua afflizione per averlo perduto? Questi sentimenti non possono essere finti in un uomo che professa la virtù, e che possiede la stima de' suoi concittadini. Così nessuno li revoca in dubbio, e tutti prendono parte al suo cordoglio.
Leonardo ha portato a casa le sue cinquantamila lire in tanto bell'oro, e non vede più il signor Fabio, se non quando lo incontra per caso. Di giorno egli è passabilmente allegro, ma la notte si addormenta a stento, e fa dei sogni paurosi. Alle volte gli appare il fantasma di Faustino che lo minaccia, e gli domanda conto del governo che ha fatto di lui. Leonardo si risveglia tutto sudato, si frega gli occhi e si lamenta della brutta visione. Per consolarsene, accende il lume, apre la cassa del tesoro, e colle mani e cogli sguardi si procura sensazioni e pensieri gradevoli.
Il signor Fabio egli pure stenta un poco a prender sonno, ed è visitato qualche volta da due larve importune. Che avete voi fatto di mio figlio? gli grida la cognata. Era questo l'amore che mi portavate? gli grida il nipote. Cento altri rimproveri gli fanno udire quelle povere anime tradite. Il signor Fabio si desta di sbalzo, si mette a sedere sul letto, ed eccolo già tranquillo dal momento che si è accertato non essere quello che un sogno.
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