Non considerano questi che le circostanze d'allora, erano da quelle d'oggi ben differenti; che il modo di pensare, e di agire degl'Italiani è cambiato, che il loro genio si allontana per adesso dalle scienze e le belle arti per addirizzare le sue brame ad una più solida, e brillante gloria, cioè per quella degl'antenati riacquistare, che qualunque buon italiano respinge con isdegno l'idea di essere stromento, od agente dello straniero; ben compresero per esperienza gl'Italiani essersi giustamente apposta Madama di Staël, quando stabilì per massima che: la libertà non vuol essere data, ma vuol essere presa: l'Italia più che qualunque altro paese ha già provato quanto valga la libertà dagli stranieri accordata, che quando, sotto Napoleone, scesero i Francesi dalle Alpi, le dissero che venivano a trarla dalle sozze mani d'una razza di degenerati dominatori, che come tiranni, non erano della sua stima, nè del suo amore meritevoli; che agl'Italiani come liberatori si presentarono, e dichiararono loro socj, loro uguali, e come loro liberti da schiavitù redenti, cui per diritto il godimento della libertà, ed independenza giustamente spettava! Erano queste parole certamente bellissime, ma non furono che parole, e ben conoscono in oggi gl'Italiani altro che buone parole inutili non doversi dallo straniero aspettare; e per verità quali furono i fatti? Spogliarci, tenerci dipendenti, divisi, schiavi, col nostro sangue, e con le nostre sostanze farci ad ajutare, ed aumentare la loro gloria, contribuire, grande porzione della quale, fu senza dubbio opera nostra, per poi con biasimevole mancanza di generosità, nelle loro storie e relazioni di quell'epoca, finanche dei meritati encomj che ci sono per giustizia dovuti, del tutto defraudarci!
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