Convenire, che sia ad un condottiero dicevole, per rispetto umano, o per ciò che possa essere dal publico argomentato, oppure pell'ambiziosa speranza d'una vittoria dubbia, di venir a giornata, sarebbe ad una imbecille, o almeno inopportuna vanità, la sorte della nazione sagrificare; quella stolta massima, che per conservar l'onore dello stendardo, debbasi qualunque possa esserne il resultamento, una battaglia arrischiare, dandole anche un'estensione(71), che noi siamo ben lungi di concedere, può solamente, nelle guerre ordinarie, e di pura ostentazione, in che del sangue dei popoli empiamente si traffica, per altrui utilità, o convenienze molte volte al ben publico nocevoli, od almeno indifferenti, essere seguita: ma quando per l'independenza, e libertà nazionale si combatte, un delitto, una sacrilega empietà, quella sarebbe di sconsigliatamente in un dubbio conflitto, avventurarla; e virtù sublime, obbligo sacrosanto, quello di vincere con sicurezza, qualunque siano i mezzi per ciò impiegati, sarà da considerarsi. Chiaro, le relazioni della guerra dell'independenza spagnuola, ci fanno, che i condottieri di bande, del punto d'onore negli eserciti regolari a capitale avuto, valorosi seguaci, tutti con notabile pregiudizio della causa che difendevano, vittime della loro intrepidezza rimasero; mentre per lo contrario molti altri, che dall'opinione publica erano di codardia quasi accagionati, si sostennero e molti ed utilissimi servigj alla patria prestarono. Chiunque per liberare il suo paese dalla schiavitù, a guerreggiare si piglia, dovrà quelle azioni soltanto, che un reale, e manifesto vantaggio gli procacciano, per onorevoli, magnanime, e gloriose considerare; e solo avere per celebri, comecchè maravigliose siano, quelle, che dalla vera utilità della patria, si separano.
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