Pagina (84/508)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Come quello, che aveva il nome di ben conoscere le imbrogliatissime leggi del paese, era sempre dai soldati sottoposti ai consigli di guerra, scelto per difensore, ed o con la ragione, o con maneggio, o astuzie li salvava, o per mezzo de' molti amici, che aveva nella capitale
      , ogni qualvolta uno di questi era dal consiglio di guerra condannato(93), prima che la sentenza si eseguisse, dal Re la sua grazia otteneva.
      Incaricato per qualche tempo dell'istruzione delle reclute a cavallo, armato di molta pazienza, con buone maniere, a rendersi da bel principio quei giovani soldati amici, s'adoperava; ogni giorno nelle cucine del quartiere ad assaggiare il pane e la zuppa si portava; se il denaro dell'ordinario era tutto speso, senza che la minima parte per altri oggetti fosse invertita, munitamente prendeva informazione; e nel tempo, che il soldato mangiava, egli porgeva orecchio alle sue lagnanze, lo confortava con buoni consigli, e bonariamente affratellandosi con tratti confidenziali, una stretta momentanea dimestichezza fra di loro si stabiliva. Soventi volte, finite le militari incumbenze, una generale distribuzione di vino a sue spese, per lo squadrone ordinava, ed in un coi quasi brilli soldati un bicchiero ne tracannava allegramente, ma tosto dopo, alla consueta disciplinaria rigidità, faceva ritorno.
      Nel reggimento, dieci o dodici uffiziali esistevano, che avendo i loro gradi con lo spargimento di sangue, con patimenti, e con merito, e non per via di raggiro, viltà o privilegio acquistati, erano per disprezzo, uffiziali di fortuna denominati, per istituto nei gradi subalterni tenuti, senza speranza di poter mai essere neppure a quello di capitano, promossi; trattati con poco rispetto dai comandanti ed abborriti dal loro colleghi nobili, perchè come materia eterogenea, li consideravano; solo con un umile, e servile procedere potevano questi l'onore d'un benigno saluto di protezione, da quelli ottenere; non sofferendogli l'animo di vedersi di continuo, ingiustamente disprezzati, e di soli dover tutta la severità della disciplina; sopportare, avendo d'altronde la coscienza di non aver altro demerito se non quello di esser nati plebei, egli pungeva il loro amor proprio, ed a rintuzzare gl'insulti e minacce degli orgogliosi loro compagni, gli stimolava, ogniqualvolta non potevano più contenere la piena del loro cuore contro qualcuno, davano sfogo alla loro collera, per la qual cosa continue risse ne provenivano, l'uffiziale di cui parliamo valevasi dell'amicizia, a lui professata d'ambidue i contendenti per barcheggiare in modo, da potersi nelle frequenti sfide, che di conseguente succedevano in neutralità mantenere, veniva egli per l'ordinario, dai due contrarj separatamente come padrino, o spettatore richiesto, e si serviva del suo ascendente, sempre chè le cose non erano spinte al punto di esigere imperiosamente lo spargimento di sangue, onde mettergli fra di loro in buona pace.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508