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      Ma se di mantenere in apparenza l'unione gli conveniva; come quello, che sempre in favor della patria speculava, ei conosceva benissimo, che nel fatto questa sarebbe stata per essere nocevole al suo fine, perciocchè se i plebei si fossero della loro sorte contentati, sarebb'egli per avventura rimasto solo, e non avrebbe potuto all'occorrenza, sopra l'appoggio di alcuno, le sue speranze fondare. Per ciò evitare, e nel suo proponimento progredire, egli sotto pretesto di un qualche affare, come per caso, dal capo armajuolo del reggimento con frequenza si portava, dov'era informato, che quasi tutti gli uffiziali plebei malcontenti, alcuni dei più stimati sorgenti, e vecchi caporali, a pranzo, e a cena frequentemente attendevano; offerivangli quelli da sedere, e partecipare alla mensa; fattosi un pò pregare, egli sempre di sedersi a tavola al fine acconsentiva, ed in mezzo ai bicchieri, ed alle barzellette, senza lasciarsi dalla troppa volontà, a trascorrere in parole men che servili, trasportare, le quali il suo intendimento fuor di tempo palesassero, tutto attentamente udiva, ed al racconto dei maltrattamenti a che andavano quegli infelici soggetti, tema continuo della loro conversazione, leggermente sogghignava; dal vino, e dalle parole i commensali, riscaldati, prorompevano quindi in così veementi, e chiare invettive contro il mal governo del paese, e la condotta dei superiori, che una semplice delazione sarebbe stata sufficiente per accusarli, ed anche come convinti di trame sediziose, punirli.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508