Allora vedendo quell'uffiziale, che trasportati dall'ira, avevano i termini del dovere trapassati, e giunti erano al punto di poter essere da una sola parola sua compiutamente rovinati, epperciò stare la loro sorte nelle sue mani, mezzo in ischerzo, e mezzo seriamente, prendeva la parola, ed alla pazienza esortavagli, loro diceva, che sotto un governo interamente assoluto come quello del Piemonte, gli uni, cioè i nobili, che circondano il trono col diritto di opprimere nascevano, e gli altri, per essere oppressi, cioè i plebei, che debbono servir di sgabello alla nobiltà; alla qual dura sentenza della sorte, non potendo l'uomo destinare il luogo dove nascere, e determinare previamente la classe a che vuole appartenere, forza gli era di sottomettersi, che in un stato così ristretto qual era il Piemonte, non si poteva un cambiamento vantaggioso al popolo per allora sperare, che per verità, era quegli in generale malcontento. Ma che può fare, diceva egli un solo popolo disordinato, contro tanti ben regolati guerrieri, i cui commandanti, come da quanto avete detto, appare, hanno particolare vantaggio a che il paese nell'oppressione si mantenga? Quindi loro consigliava la prudenza, e a non esporsi così favellando con alcun altro, inutilmente a severo castigo; soggiungendo che deplorava la loro triste condizione, e che della confidenza in lui riposta, facendolo così apertamente(96) dei giusti motivi della loro afflizione partecipe, credevasi degno; i commensali allora lo ringraziavano, e cominciavano ad entrare nella discussione se si potesse, o no scuotere quel giogo, ei lasciavagli in quella internare, e col pegno in mano, di quanto già detto avevano, senza prendere ulterior parte, si alzava, e sortiva; ma sempre avveduto non gli perdeva più d'occhio nell'avvenire e tostocchè(97), o per istrada in parti remote, od in casa sua, od altrove, in uno di questi s'imbatteva, da solo a solo, sul soggetto(98) della discussione passata, seriamente seco lui ragionava, facevagli toccar con mano, quanti e quali mezzi fossero alla loro disposizione; quanto facile fosse di riescire nella causa popolare, se l'esercito a favore di quella si dichiarasse; insinuando la vera gloria di un militare che abbia a schifo d'essere salariato sicario di un despota, nell'impugnar le armi per la patria, consistere, per solo vantaggio di quella, e non pei capricci d'un uomo, per un malinteso onore, o credula brama di conquiste, esser cosa gloriosa di sguainar la spada; e così sui mezzi possibili di muoversi a danno degl'oppressori, si dilungava, e quando l'altro scorgeva a tutto intraprendere, persuaso, e deciso, coglieva il momento opportuno, e con un giuramento terribile, di seguirlo ed obbedirlo in ogni dove, cosa, e momento, se avvenisse un giorno, che la liberazione d'Italia si tentasse, tenevalo legato, e dai suoi cenni dipendente.
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