Erano tutti gli animi degli uffiziali, compreso quello del colonello, concitati contro il maggiore, uomo pessimo, immorale, raggiratore, senza fede, e pieno di millanterie, dalla Regina sommamente protetto, perchè disertore dall'esercito napoleonico, erasi sotto le schifose, puzzolenti bandiere austriache riparato; e di questo mezzo, per mantenersi gli uffiziali amici, pure con profitto si valse; in continua guerra contro di lui, ma con tal politica, con un calcolo così maturato si mantenne, che ad ogni momento facevalo scomparire, e lo rendeva sempre più esecrato, non lasciandogli mai appicco di punirlo, nè di riprenderlo. Fù sempre, in quella lunga, e simulata tenzone vincitore, e l'avrebbe finalmente, a sortire dal reggimento, costretto, se non l'avesse la Regina fortemente spalleggiato. Dal colonnello, una volta, della verificazione dei magazzeni, delle vestimenta, e dei conti di quell'amministrazione incaricato, tanto nella commessagli incumbenza internossi che, potette in una relazione da lui sù quel particolare data al consiglio d'amministrazione del reggimento, essere stato il soldato nei conti defraudato, ed essere gli uffiziali delegati a quell'uffizio in unione con lo stesso maggiore i ladri del suo avere, irrevocabilmente provare. Andò sossopra l'uffizio, il capitano d'abbigliamento fù mandato in semestre, e rimase per via della complicità del maggiore, l'accusa soffocata. Fù posto il nostro uffiziale alla testa di quell'azienda, che solo accettò provvisionalmente, non convenendogli per stare cogli artigiani, dagli squadroni separarsi, e tanto quella sua operazione gli valse, che l'affetto di tutti i soldati gli cattò, ed in ogni squadra, in ogni camerata, con somma attenzione, ed applauso la suddetta relazione, si leggeva, e rileggeva.
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Regina Regina
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