taccamento, un convenevole caposoldo, regalava i più deligenti, e nelle domeniche avendo stabiliti giuochi di destrezza a piedi, ed a cavallo, dall'eccitamento de' premj sostenuti, in caserma riuniti li divertiva; amavanlo, e stimavanlo per tal modo i soldati, e quelli de' distaccamenti successivi, non avendo uffiziali, che volessero, o sapessero quei fondi far sorgere, ed all'uopo servirsene, avuta del ben essere goduto dagli antecedenti notizia, si disgustavano, servivano male, e qualche volta ai loro superiori anche si ribellavano, inpazientivansi gli uffiziali di dover da meno comparire di quello, ed i soldati d'essere sotto di lui con tutto il cuore bramavano. Onde poter sempre tenere il suo squadrone in pronto, per agire secondo la sua volontà, il nostro uffiziale lo sorprendeva, e di giorno, o di notte, quando meno si pensava, udivasi dal trombetta suonare a cavallo, ed in venti minuti di tempo tutto lo squadrone doveva essere in armi, e bagaglio, dal quartiere partito, senza nessun effetto di corredo dietro di sè in caserma lasciare, il primo dragone a cavallo riceveva un premio, l'ultimo, alla prigione per quattro giorni era inesorabilmente condannato; un quarto di miglio lontano ad una esatta revista del bagaglio d'ogni individuo, procedeva, gli effetti dimenticati al quartiere, erano in prò della massa generale dello squadrone invertiti, notati erano i mancanti, ed al ritorno subitamente surrogati, ma veniva al perditore, il gastigo di quattro giorni d'arresto, inflitto, seguiva la rivista, un lungo passeggio militare, il termine del quale era in qualche villaggio dove nel mentre, che i cavalli mangiavano la biada ed il fieno portato da ciascun dragone, all'anello della sella bistorto, ed aggomitolato; un competente asciolvere veniva a spese del comandante ad ogni soldato distribuito, dopodichè ritornavasi lietamente in caserma; insomma ben conosceva quell'uffiziale che il migliore, anzi il solo veicolo, onde cose grandi, e sublimi operare, quello si era di farsi il maggior numero possibile d'amici, che tutto quanto hassi in questa vita, e sopra ogni altra cosa, la riputazione, e la stima, dall'altrui volere dipendono, che l'uomo è di vivere continuamente, o con gli amici o con nemici costretto, che in mezzo a questi ultimi non gli verrà mai fatto di potere con fondata speranza di felice risultamento buona, ed atte cose intraprendere; perchè ogni miglior impresa, verrà sempre a tutta possa da loro impedita, incagliata, ed al popolo con falsi colori dipinta, onde una sublime, magnanima e gloriosa azione, far, che un basso raggiro per particolar convenienza praticato, mosso da volgare, o vizioso incentivo, appaja, ed anzicchè la ben miritata approvazione, e la singolar gloria, dalla vera virtù non mai disgiunta, che a buon diritto le spetta, publico biasmo, e disprezzo generi, contro chi con pure intenzioni valorosamente l'imprende.
| |
|