Con questo modo di guerreggiare pel quale il vero valore individuale doveva impiegarsi, pervennero quei virtuosi nostri progenitori, a sottomettere quasi tutto il mondo, e nessun popolo d'allora in quà, giunse, la loro virtù peranco a pareggiare. Nell'infausta caduta della potenza romana, fu pure quella dell'arte militare, involta; impossessatisi i barbari dell'Italia, ed introdotto, e piantato il loro perniciosissimo sistema feodale, sulle rovine dell'antico, e glorioso patriziato, siccome il popolo schiavo, povero, senza onore, non poteva più avere attitudine alla guerra, lo tennero a piedi, e per lo più disarmato, mantenendo i pochi di cui si servivano, di pessime armi forniti; e quei barbari che quai ladroni delle terre s'impossessarono (i più forti, i più birbanti dei quali, formarono una classe che titolarono di nobiltà, e conti, baroni, etc., si appellarono), essendo i soli ricchi perchè aveano spogliato gl'Italiani, ed i soli che possedessero cavalli, misero in pregio la cavalleria, e si ebbero i fanti nel maggior disprezzo; così nel decimoterzo, e decimoquarto secolo, gli eserciti della maggior parte delle potenze europee, in sola cavalleria consistevano; fù la sublime romana tattica messa in obblìo, si può dire, che più in quel tempo non si guerreggiava, perchè tutte le evoluzioni messe in non cale, altro se non rapide irruzioni nel paese nemico da veri ladroni non facevansi, lo scopo della vittoria alla distruzione, e rubamento della proprietà de' vicini limitavasi, e tutto il vantaggio della celerità delle marcie si ritraeva; i nobili feudatarj per intieri mesi e con enormi spese, a riunire i loro nobili secondarj, s'affaticavano, e quindi la guerra non durava che pochi giorni o settimane, per lo più senza un decisivo risultamento, e tutti i mali di quella, uniti alla capricciosa tirannia de' nobili, senza mai alcun vantaggio ritrarne, il mansueto italico gregge, doveva pazientemente sopportare.
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