Chiaro dunque appare, che se una rivoluzione in una delle varie capitali d'Italia succedesse, e fosse quella ad intraprendere una guerra regolare costretta, le truppe di fresco raccolte, ed ordinate, comecchè ben disposte, e coraggiose, correrebbero rischio di venire sbaragliate al primo fuoco di quelle fredde masse di flemma già use, da molti anni a veder le sconfitte più grandi, (quantunque nelle ultime guerre, in fronte agl'Italiani che servivano la Francia, non abbiano mai di avvicinarsegli troppo, avuto l'ardimento e siano soventi volte da quelli state rotte e del tutto dissipate) attesocchè proprio è delle truppe vecchie, per cattive che siano, d'agire con maggior freddezza, prudenza, e ben considerata condotta delle nuove, e sono per lo contrario l'impazienza, e la precipitazione, le qualità d'una truppa regolare, quantunque formata de' migliori soldati; ai combattimenti non avvezza, ma che
per la prima volta trovasi al fuoco. Sono di questi difetti, principali cagioni, primieramente quel bollore particolare, di chi pieno di santo entusiasmo(120) alla difesa di quanto più apprezza al modo, generosamente si slancia, furore santissimo, germe delle grandi azioni, e sempre che sia ben diretto, produttore degli eroi, ma quasi sempre alle insidie della fredda prudenza soggiacente, secondariamente, quella mancanza di confidenza relativa sì nei superiori, che nei compagni, la quale, se non col lungo guerreggiare assieme, col trovarsi le molte volte nei pericoli reciprocamente a sostenersi obbligati, non s'acquista; la qual mancanza in un esercito nuovo immediatamente al fuoco nemico, esposto, genera immancabilmente titubanza, soprattutto poi, quando in un momento di rivoluzione si forma, in che generalmente il sospetto esiste che non sieno tutte le componenti unità guidate da quei puri sentimenti, che per la difesa della patria si esigono.
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