La difesa della Grecia contro l'invasione di Serse, la salvazione del Campidoglio quasi distrutto dai Galli, la rovina delle possenti arme d'Annibale, ci danno a divedere, che sebbene sia molte volte la vittoria dono della fortuna, tardi o tosto è poi sempre il certo guiderdone della costanza.
L'indole di questa guerra, è terribile, perchè ordinariamente in conseguenza della disperazione s'intraprende, a che, o da un occupatore straniero o dalla tirannia domestica, trovasi un popolo duramente astretto. Epperciò debbono tutte le forze individuali in qualunque siasi modo, affine di annichilare il nemico, essere messe vigorosamente in azione, e tutte le così dette leggi della guerra, cessano all'istante, che scoppia l'insurrezione. Ottenere lo scopo, ecco la sola sua legge; tutti sacrosanti saranno i mezzi a ciò adoperati, purchè sieno solamente a quello diretti; e precisamente i procedimenti come barbari, nelle guerre regolari, riprovati, debbono per atterrire, spaventare, distruggere il nemico, e liberare la patria, essere di preferenza messi in uso. Questa guerra fu quella, che l'esercito di Crasso, distrusse; che fece sotto Augusto le romane legioni comandate da Varo, tutte in Germania perire; che anticamente la Spagna liberò dall'occupazione dei Mori; e che nell'invasione di Buonaparte, seppellì, al dir del signor Lemiere de Corvey, otto cento mila Francesi, padroni di quasi tutte le piazze forti, città, e territorio spagnuolo, e di quelle agguerrite legioni vincitrici di poco meno, che dell'intera Europa, la rese vittoriosa!
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