L'attività, e l'ostinazione sono i due principali mortiferi veleni, che debbono gradatamente l'avversario spossare, il suo corpo colossale, di giorno, in giorno estenuando, in una compiuta astenia portare, onde poterlo, quando indebolito, non possa più far resistenza, facilmente annientare; l'antiddoto di questo veleno, sarebbe per parte nostra il riposo, con la pessima aggiunta, che quella morte da noi destinatagli, ci cagionerebbe. L'attività dev'essere ben regolata, in modo, che non sia mai inutile, ed in uno sregolato furore non degeneri, perciocchè quegli è il principale agente distruttivo della pertinacia, che a qualsivoglia sinistro, o favorevole avvenimento imperturbabile, al riposo del pari, ed alla disperazione, opposta, alle fraudolenti concessioni del nemico, incontentabile, non ha essa in mira che l'intera, e perfetta distruzione sua, e nè il terrore, nè le lusinghe, nè le sofferenze possono di giungere al fine, che si è proposta, porre impedimento, dal quale nulla è capace, che la sola morte di farla traviare.
Derivazioni delle sopra espresse qualità, non meno necessarie alla guerra d'insurrezione, sono senza dubbio la prudenza, il vigore, e la previdenza, che aprono la via, e nel retto sentiero, il cittadino insorto per la liberazione della sua patria, guidano, e fangli scorta.
La prudenza lo induce al calcolo delle sue forze, di quelle del nemico, del tempo opportuno ad un attacco(129), e dei mezzi atti ad assicurare la vittoria. Il vigore lo sostiene nell'incalzare il nemico, e tanto molestarlo, che debba la parte avversa per forza cadere, la previdenza gli mette anticipatamente sott'occhio, le operazioni future del nemico istesso, i mezzi di profittarne(130), o almeno renderle nulle, di mettersi al sicuro, di evitare un'azione in che possa esservi il dubbio di non essergli superiore, non meno, che di torcere la felice opportunità, di far temporeggiare l'avversario in suo prò, onde condurlo alla lunga ad un breve e debole combattimento.
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