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      Ed in tutti, ove più, ove meno, li vedremo vivere di farina cotta in acqua, di castagne e di latte, etc., senza neppur pensare nè al vino, nè al pane. Da questo noi potremo ben anche dedurre, che forse i più atti e disposti alla frugalità(182) e sobrietà necessaria(183) in una guerra d'insurrezione, che può essere lunga, debbonsi gl'Italiani considerare; già in gran parte a nutrirsi di farina stemperata nell'acqua, cotta senza lievito, e senza forni, ed a non sentire il bisogno di pane, fin dalle fasce avvezzati. Epperciò si potranno meglio di qualunque altro con alimenti eventuali, forniti dal caso, nutrire, e non saranno come il nemico, agl'imbarazzi dei magazzeni, e salmerie per le vettovaglie, le bande, soggette.
      Supponendo talvolta, che lo spirito pubblico non sia ancora fino a quel punto, che dovrebbe essere, acceso, e che non faccia preferire per poco tempo, il vitto frugalissimo di semplice focaccia, alla viltà, ed infamia di un'esistenza un pò più agiata ma di continuo dai tiranni interni ed esteri posta in pericolo, ingiuriata, ed avvilita; noi indicheremo nulla dimeno, quanti altri mezzi vi siano onde procacciarsi le vettovaglie, affinchè per questa sola cagione non vengano gl'Italiani dall'afferrare l'idonea congiuntura di ferocemente insorgere contro gl'iniqui oppressori del loro paese, distolti. Pertanto diremo che saranno le vettovaglie ai difensori della libertà ed independenza dal popolo fornite. I governi provinciali ed i consigli municipali delle parti del paese già liberate dalla presenza dei nemici, e le congreghe segrete degli amici della patria nelle parti da quelli ancora occupate, debbono per mezzo della contribuzione generale, alla sussistenza delle bande esistenti nei loro municipi, distretti, cantoni, provincie, con saggio avvedimento provvedere.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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