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      Non è di poca pena al cuore, e porta all'animo dell'uomo sensibile acerbissime trafitture, il dovere a chi in questa guerra si mette, necessariamente palesare, che una insurrezione ne' suoi principj, cattività non comporta, finattantocchè, piazze, castelli, e provincie, sieno, di chi per la liberazione della patria è insorto, in sicuro, e quieto possesso.
      Nella guerra d'insurrezione per bande, soprattutto nei primi anni e finattantocchè non sia una forma stabile di governo consolidata, sarà a chicchessia negato quartiere, e tosto che cadrà un nemico fra le mani delle bande, verrà senza indugio alcuno trucidato. Dovrà esser questa, una guerra di distruzione, e ne avverrà che non dando quartiere sarà pure quello ai volontarj negato, e metterà in tal modo nella necessità di combattere furiosamente fino alla morte, ed in loro quell'eroico vigore manterrà, che ben sovente alla considerazione di potersi arrendere, ed essere dal nemico ben trattati, vacilla o s'intiepidisce. Certamente il quartiere alle guerre d'insurrezione mal conviene, sopprattutto nel primo anno, è un delitto il darlo, una infamia il riceverlo. Quando i Tebani decisi e soli, pella libertà della patria generosamente combattevano, il quartiere dal nemico loro pietosamente offerto, con dispetto ricusavano, ed anzi durante il saccheggio della loro città, i Macedoni, a levar loro la vita con pungenti sarcasmi, provocavano! Imperciocchè que' grandi animi, la dominazione straniera assai più crudele stimavano della morte stessa!


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





Tebani Macedoni