Tutt'i mezzi a tal'uopo, gli sono leciti e gli è vietato di purgare dall'accusa il suo nome, abbenchè, fosse dalla più mal fondata, e nera accusa macchiato, quante volte, per ciò fare, gli convenga, la causa pubblica di minimamente arrischiare. La sua vanità, il suo amor proprio, e per fino la stessa sua riputazione, debbono da lui essere in olocausto, sull'altare della patria, generosamente offerte.
Nel capitolo dell'onor militare, abbiamo già più estesamente parlato sopra di questa materia, ed abbiamo messo per base, che l'istituzione delle bande deve avere per fine, in qualunque siasi modo, lo sterminio dei nemici del paese, sieno essi publici, od occulti; e non di procurare di vincerli con mezzi onorevoli, e regolari. Arrischiar l'esito, per una inopportuna vanità, e ciò ch'è peggio, porre in pericolo la salute della(253) patria, dev'essere in questa guerra, come mancanza all'onore, considerato. Lungi dunque da ogni condottiero, l'idea di qualsivoglia impresa, combattimento, o disposizione per quanto chiara, ed onorevole apparir possa, ma che non sia a tal fine, esclusivamente diretta. Nulla deve, un condottiero, a commettere un'imprudenza, che lo ponga in rischio, trascinare. Il suo dovere consiste nel portare colpi sicuri, ed utili, abbenchè siano, dello splendore di una gloria fallace, per essere manchevoli. La sua unica cura, la sola meta delle sue opere, de' suoi pensieri, altro non dev'essere, che lo sterminio dei tiranni, non meno, che dei loro partigiani, difensori e strumenti.
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