Egli, da tal proposito non deviando, la regola infallibile del suo procedere sicuramente incontrerà. Oltre le già espresse circonstanze, che forman l'essenza della guerra per bande, il ristretto numero d'individui, che per l'ordinario le compongono, la mancanza d'istruzione, e disciplina, esigono dal condottiero cautela, e circospezione. Il riflesso, che la sua caduta potrà scoraggiare una provincia, e l'aumento delle forze nemiche, in altro utilissimo punto, agevolare, ed esser cagione dello smarrimento negli amici della libertà del paese disseminati(254), la cui determinazione per dichiararsi difensori di quella, da suoi buoni successi per avventura dipende, deve contenerlo. Qualunque sconfitta in Ispagna, quantunque da potentissime, ed inevitabili cagioni prodotta, delle quali, fosse il condottiero, innocente al par delle bande sempre fedeli all'onore, nulla dimeno, non mancava di produrre smarrimento, e freddezza nei paesi, e diserzioni nelle bande medesime, come pure un'insultante orgoglio nell'inimico. E sebbene fosse il conseguito vantaggio, disprezzabile, e di niun conto, malgradociò, agli occhi del popolo, era con ben calcolata ostentazione, dai Francesi mostrato. Quando don Isidoro Mir, in Cuerva, ad affrontare il reggimento di dragoni francesi commandato dal colonnello Laffitte, avventurossi, nella superiorità della sua forza confidando, fu a ciò fare sforzato dal forte, e continuo mormorare dei cittadini, che avendo saputa la sua intenzione di ritirarsi, (come quello, che ben conosceva la qualità della sua truppa), lo tacciavano di codardia.
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