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      Quei sciagurati(259) tanto si vergognavano di esporsi agli sguardi de' loro compatrioti, marchiati in tal modo, che molti sulle roccie, ne' luoghi rimoti dei monti, tutti aggrinzati, e con segni di una fine disperata, morti di fame e di freddo, si rinvennero. Mina non permetteva, che i volontarj suoi fossero propensi alle donne, anzi aveva la riputazione di odiarle. Nulla dimeno, solo come seducente cagione dell'indebolimento fisico degli uomini, le temeva. Ei non permetteva il giuoco; e tosto, finito il combattimento, ogni volontario aveva il permesso di appropriarsi quanto seco poteva portare. Ma guai a colui, che avesse di metter mano al bottino, prima, che la vittoria fosse dichiarata e compiuta, il rapace ardimento! Ogni bajonetta portava segni del sangue francese; le armi dei volontarj erano rugginose al di fuori, ma esigeva con somma severità che fossero tenute nette al di dentro, e che le rotelle, e le pietre dello schioppo, fossero nel miglior stato.
      Sapeva quel condottiero, con accortezza applicare i mezzi alle contingenze, ed in qualunque bisogno, ei nascere faceva le convenienti risorse. Il suo valore si allontanava egualmente da quella prudenza timida, che teme, e tutti gli inconvenienti prevede, che da quell'inconsiderato ardore che tutt'i pericoli cerca e gratuitamente affronta. Le armi, il raggiro, e l'astuzia, erano da lui indifferentemente impiegati. Politico ad un tempo, e guerriero(260), con la prudenza, ei lentamente preparava ciò, che di poi col suo valore impetuosamente operava.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





Mina