Tali nemici lodano sempre la virtù col labbro, ma nel loro cuore la esecrano, e chiunque in questa guerra, sguainando la spada, non ne getta via il fodero, e pensa a trattati, ed a pace, dovrà irrevocabilmente perire. Alla funesta catastrofe, che pose fine alla vita del prode, e sagace ammiraglio Gaspare de Colignì, ed a quaranta mila Ugonotti ammazzati in uno stesso giorno e nella stessa ora, rivolgasi di grazia il pensiero, e basterà quel solo esempio, per convincere chiunque, che i patti, le transazioni, le convenzioni, tra i popoli insorti, ed i tiranni, ad altro non servono, se non a dare maggior facilità a questi ultimi, per distruggere i primi. Finalmente la condotta dei tiranni d'Italia, e di Spagna etc., negli ultimi avvenimenti, e con ispezialità quella di Ferdinando di Spagna, può ad ognuno, la fallacia delle loro promesse, i nequitosi loro procedimenti, il dispregio, dei sacramenti, ad evidenza dimostrare. Imperciocchè si vede, non essere stata mantenuta alcuna delle promesse, e giuramenti da lui solennemente prestati, ma per lo contrario, quanti furono abbastanza semplici per credere al loro adempimento, e sulla fede del trattato riposare, furono con somma barbarie presi, malmenati, ed inviati al patibolo, per mano del carnefice, a morire. Ognuno sarà da ciò, e dalla lettura della storia moderna, bentosto persuaso dell'inutilità, anzi del danno di aprire con simile razza di gente, pratiche, e trattative. Serva quest'avvertimento, per mantenere i condottieri, e le bande nel retto sentiero del loro dovere.
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