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      Nominato dopo la caduta di Tarragona, il generale Don Luigi Lacy, in vece del generale Campo Verde, al comando dell'esercito distrutto, mentr'egli, per riaccozzare gli avanzi, s'adoperava, fù pell'impossibilità in che si trovava, di sostenerlo, e mantenere i cavalli, costretto a mandare un corpo di cavalleria ad unirsi ad un'altro esercito. Il brigadiere Don Gervasio Gasca comandava a quella divisione composta di dodici uffiziali subalterni, novecento e ventidue uomini e quattrocento novantanove cavalli, rimanenti dei reggimenti d'Alcantara, dragoni di Numanzia, usseri spagnuoli, cacciatori di Valenza ed usseri di Granata. Dovevano questi passare pell'Aragona, nella parte libera del paese, ed incorporarsi nel primo esercito, che incontrassero. La relazione di quella marcia dimostra benissimo la perizia del nemico nello cogliere le posizioni per mantenersi nel dominio militare del paese. Imperciocchè, sebbene fosse Valenza così vicina, non dimeno dovè Gasca fare una marcia di sei settimane e percorrere lo spazio di sette cento quaranta quattro miglia, prima di potersi ad un esercito(279) spagnuolo congiungere. Cominciò egli tale pericolosa ritirata il dì 28 di luglio, coi cavalli, per mancanza d'alimento, nello stato il più miserabile, e senza un soldo di danaro in cassa per pagare il soldato, ed alle altre spese, provvedere. Le provvisioni, ed informazioni, venivangli dal caso, dalla forza e dalla carità, solamente fornite, perchè altro mezzo non aveva per procurarsene.
      S'incontrò a Grans, con una piccola banda di nemici, che con parte della sua forza trattenne, mentre il rimanente guadava l'Esera per Barazona.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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