Ma Gasca, per evitarlo, si gettò rapidamente nella Navarra. E non potendo effettuare il pericoloso passaggio dell'Ebro senza la cooperazione di qualche banda, egli mandò immediatamente messi a Mina, onde richiedergli un'indispensabile ajuto. Per tre giorni, rimase in Eybar ad aspettarne la risposta, e tre distaccamenti di cavalleria di quel distinto condottiero, il raggiunsero quindi, per dargli ajuto e servirgli di guida. Fù la loro conoscenza del paese di sommo vantaggio; e con una marcia rapida, ed inaspettata, si portò Gasca ad uno dei guadi del fiume, le acque del quale erano gonfiate; locchè mise la truppa in necessità di passarlo al nuoto. Il passaggio non dimeno ebbe luogo, ed una marcia circolare, che durò dalle quattro pomeridiane fino alle otto della mattina seguente, immediatamente intraprese, onde potersi tener fuori di tiro dalle guarnigioni di Tafalla, Caparroso e Tudella; essendo divenuto allora meno imminente il pericolo, sebbene non meno grande, Gasca faceva marcie più brevi ed a seconda degli avvisi, che si procurava dei movimenti del nemico, ne variava la direzione. In tal modo, dopo del corso di sei settimane di pericoli e disagi ricolme, che pochi popoli potrebbero sostenere, all'eccezione di quelli, che pel santo amor di patria imprendono a combattere, per la via convergente di Guadalaxara e Cuenca, coll'esercito di Murcia si congiunsero; gli Spagnuoli avendo in questa marcia perduto quattro uffiziali, cinquanta tre soldati e dugentotredici cavalli, di cui la maggior parte fù, nella marcia notturna, sul cammino di Luesca, smarrita, quando perdè di vista la colonna: una parte dei cavalli, morì per istrada, spossata dalla fatica e dalla fame.
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