Ma per ciò conseguire, la facilità non era certo assai grande. Da due parti, l'avvicinava il nemico in forza, e da una terza giungeva la scorta per assalirlo. Sopravvenne la notte, e tutt'i lati erano in fuoco; successe una mischia generale; vennero i combattenti a pugnare a corpo a corpo. Era cosa impossibile, in questo frangente, di salvar tutta la preda. Mina pervenne a raccozzar la sua gente. Sarebbe stato ben contento di poter distruggere le provvigioni, e ritirarsi in sicurezza, ma essendo in un grido generale, di voler piuttosto perire che abbandonare oggetti di tanta utilità, i volontarj prorrotti, gli fù forza aderire al loro voto. Caricatisi gl'individui della banda, i cartocci sulle spalle, ne portarono via il numero di sessanta mila, senza badare agli altri affetti, fra i quali, pure oggetti esistevano di gran tentazione. Ma si contentarono di trasportare, per quanto potevano, sole munizioni di guerra; incendiarono i carri della polvere, bruciarono tutte le rimanenti provvigioni, e colla preziosa loro preda, nei monti, da dov'erano partiti, si ritirarono.
Un'altra non men commendevole presa di convoglio, e degna di essere, come valevole esempio, esposta, dallo stesso Mina portata a felice risultamento, si è quella, ch'ebbe luogo nel tempo, che il re Giuseppe partì di Spagna, alla volta di Parigi per portarsi ad assistere al battesimo del figlio di Napoleone. Aveva Mina volontà di molestare quel re nel suo viaggio, ma non gli venne fatto, perchè troppo bene quegli conosceva il pericolo, per non prendere, prima di avventurarsi in viaggio, tutte le possibili, ed immaginabili precauzioni, ed ordinare, che tutt'i luoghi pericolosi della strada, venissero da una forza imponente occupati.
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