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      Era sua intenzione di situare il quarto, quando arrivasse, in un boschetto, onde sorprendere il retroguardo nemico. Esisteva là vicino, soli sei miglia distante da Vittoria, un piccolo villaggio, tutti gli abitanti del quale senza eccezione de' vecchi, giovani, malati, donne, bambini, furono subito da Mina costretti a ritirarsi in un luogo da lui destinato nei monti, onde nessun di loro potesse dare al nemico, delle sue operazioni ragguaglio. Ei pose una guardia, con ordine di osservarli, e mantenerli quieti, e tranquilli per lo spazio di ore otto, passando per le armi, cioè alla bajonetta, chiunque puntualmente non obbedisse. Date quelle disposizioni, giunse un'informatore con la notizia, che Massena era veramente arrivato a Vittoria, e che in vece di seguire il suo cammino, si sarebbe colà fermato, ma che un gran convoglio, con un generale in una carrozza, un colonello, un tenente colonello, e due donne in un'altra, mille e cento prigionieri, ed una scorta di due mila fanti, e due cento cavalli, era sul punto di partire. La speranza di liberare i prigionieri, compensò la non riuscita de' suoi disegni contro Massena. Non confidando implicitamente nell'informatore, per sicurezza contro gl'inganni, ordinò che fosse ad una punta sporgente di roccia, fortemente legato, quindi misegli una guardia con ordine di trucidarlo, se mai tentava di fuggire; ma nello stesso tempo gli promise una vistosa ricompensa, se la sua informazione si verificasse. Non si stette guari sospeso. Verso le ore otto comparve l'anti-guardo nemico di cento fanti, e venti cavalli, che passarono senza essere molestati; un secondo distaccamento di trenta fanti, e dodeci cavalli, passò nello stesso modo.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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