Ordinariamente non si tenta una sorpresa, se non quando si suppone, che l'avversario non prenda le necessarie precauzioni per evitarla. Quando si ha notizia, che il condottiero troppo in sč stesso confidi, o sia conosciuto per essere leggiero di testa, e nelle occasioni difficili, sia soggetto a confondersi; quando la truppa avversaria, debole, o cattiva, sia riputata; quando sia il comandante assente od ammalato; quando gli abitanti siano dei loro difensori, nemici; quando vi sia discordia nella truppa, in fine, quando da quella non si faccia esattamente il servizio; se quindi, le strade, vicine a quel luogo, sono coperte, ed il paese, disabitato, se vi sono boschi, burroni, balze, col di cui favore possa, senza essere veduta, appressarsi al nemico, e tutte le altre simili circostanze, o parte di esse concorrano; allora per lo pių di notte, ma in certi casi anche di giorno, si tenta, o per stratagemma, od apertamente, la sorpresa.
Le storie di tutt'i tempi e di tutte le guerre, ne insegnano abbastanza, essere la negligenza nelle precauzioni, causa principale di gravi disastri e perdite di battaglie, che ben soventi la somma delle cose rovinano e danno a quello dei combattenti, che secondo tutti i calcoli dovrebb'essere perditore, la compiuta vittoria. Questo difetto, nelle guerre civili di Francia, all'esercito degli Ugonotti, ordinario, lo portō molte volte a gravi pericoli, e soprattutto nella battaglia ch'ebbe luogo nel 1562 tra Spina e Blanvilla, diede all'esercito cattolico vinta la giornata; locchč spinse il prode ammiraglio di Colignė ad esclamare, che, per loro negligenza, era venuto tempo da porre la salute non pių ne' piedi, come per lo passato tentavasi fare, ma nelle mani.
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