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      Se una casa, torre, etc., trovasi in quelle alture, la difenderà, come al principio di questo capitolo abbiam detto. Se alcun fabbricato non saravvi, e se la sommità non trovasi dalla natura stessa della rupe, difesa, ma solo di terra, allora, se ne ha l'agio, potrà fare un ridotto, il quale in questa circostanza crediamo conveniente dovere formarsi di forma tonda, e non quadra, nè triangolare, etc., per essere atto ad una eguale quantità di fuochi da ogni parte. E se di fare un ridotto con parapetto, banchetta, fosso e spaldo non avrà il destro, potrà i mezzi tenuti da' Greci, in quest'ultima guerra d'insurrezione, praticare, che come Pecchio assicura non usano di far trinceramenti: "Ma quando vogliono combattere insieme e fortificarsi, costruiscono, egli dice, un tamburo, che così chiamano un campo chiuso da un piccolo parapetto di sassi posticci; dietro questo parapetto fanno contro il nemico, un fuoco, che per lo più è micidiale, perchè d'ordinario colgono bene nel segno. Il generale Caratazzo, nel giorno dicianove aprile, postato col suo corpo in uno di questi tamburi, fece mordere la polvere a più centinaja di Egiziani, che si avvisarono di sforzare la sua posizione." Nel caso di gran fretta e necessità, crediamo che possa un tal modo di fortificazione leggiera, praticarsi, sebbene sia da noi di cortissimo vantaggio pei difensori, creduto. Molto migliore di questo, noi opiniamo che sia, il tamburo conosciuto nella fortificazione passeggiera regolare. Se poi malgrado di tutte le più saggie precauzioni, non verrà fatto a quella banda di sostenersi, o salvarsi senza trattare col nemico, con quell'eroica risoluzione, che dev'essere compartimento di chi alla patria si consagra, non cederà, e saprà, in mezzo alle imprecazioni contro agli oppressori d'Italia, ammazzando, morir da gagliarda.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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