Noi possiam dire, senza pericolo di errare, che per terra o per mare, essa non pesa un solo atomo nella bilancia d'Europa. Volgendo il pensiero a calcolare la forza del naviglio di tutti gli stati italiani, chiaro si vede che la sua marina di guerra non ascende a più di novanta vele tra grandi, e piccole in buono stato. La marina sarda-genovese, che si può denominar la più florida in questi tempi, e che alquanto va crescendo, non oltrepassa il numero di venti sei vele quadre, tutto compreso: la marina napoletana non giunge a dodici, e la veneziana ne conta solamente cinquanta. Ma lo stato Papale, e Toscano, essendone affatto privi, è manifesto che il naviglio di guerra italiano, minutamente annoverato, non giunge alle novanta vele, che abbiam di sopra indicate. Tutto ciò in tre distinte frazioni è diviso, l'una dall'altra differentemente regolate, e la maggior delle quali, all'immondo servizio della turpissim'Austria, capitale, perpetua nemica della gloria, e prosperità italiana, trovasi vergognosamente impiegata. Epperciò tal marina, senza spirito d'emulazione, senza energia, è incapace pel piccolo suo numero, e per la sua posizione, di sostenere quell'onore, con tante sofferenze, e con lo spargimento di tanto sangue dagli avi nostri acquistato. Egli è però da supporsi, che al momento di una insurrezione generale in Italia, queste novanta vele da Italiani comandate, e dirette, non vorrebbero, con somma infamia, e vergogna loro, essere del vizio, dello straniero, della tirannide, obbrobrioso sostegno.
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