Ma nello stesso modo, che tutto a credere conduce, essere gli uomini della marina di Sardegna, Napoli Venezia, schivi dal coprirsi dell'infamia, e del vituperio del mondo, e che anzi a difendere, e sostenere la causa della loro patria, con entusiasmo, ed ardimento, imprenderanno; tutta volta la prudenza, quella madre dei felici risultamenti, vuole, che la questione, da ogni lato si esamini, e che ad una supposizione contraria si giunga che al nostro cuore pesa oltre modo, e di che il minimo indizio non abbiamo, ma che pure noi dobbiamo per un momento ideare, onde non resti il nostro trattato, in così essenzial parte, incompleto. Ammesso dunque che nella guerra d'insurrezione, una marina nemica esista, e che questa delle tre squadre, sarda, napolitana e veneta, o di una parte d'esse o d'alcuna di quelle si componga, non avverrà che il felice risultamento della guerra d'insurrezione abbia, per questa disgrazia, ad essere impedito. Il solo danno consisterebbe in uno ritardo nel perfetto compimento della vittoria; perchè que' navigli, anzicchè trasportare le nostre truppe da un punto all'altro, ne trasporterebbero le inimiche, ed anzicchè fornir delle vettovaglie, armi e munizioni dall'estero, cercherebbero d'impedirne l'arrivo, e quelle all'avversario apporterebbero. Malgrado ciò, se il popolo italiano vuole veramente divenir libero; possono ben anche tali pericoli, se non per intero eludersi, almeno diminuirsi. Allo scoppio della italica rivoluzione, tutt'i capitani mercantili nizzardi, genovesi, toscani, pontificii, napoletani e veneti, (che secondo i calcoli più recenti, posseggono più di ventimila vele quadre, pell'aumento ch'ebbero dalla spedizione(325) di lord Exmouth contro di Algeri, fin'oggi) seguendo il glorioso esempio dato nel 1821 e 22 dai Greci contro ai Turchi; la bandiera nazionale italiana, festosi, nella vista della gran ventura della patria, inalbereranno.
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