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      Il governatore che, sebbene più d'ogni altro, dovesse rispettare quel precetto: Che alla guerra è più a temersi lo stratagemma che la forza, l'ebbe anzi a vile, fù preso nelle stanze sue proprie, e nel tempo stesso furono presi tutti gli altri uffiziali che stavano nel forte." Trattato avendo dei modi onde impossessarsi delle fortezze, che possono da un'ardito ed avveduto condottiero essere con vantaggio in questa guerra impiegati, ci sarà ora necessario il metodo esporre per quelle difendere, quando sieno nelle nostre mani, e vengano dal nemico attaccate. Ma siccome tutta l'arte della difesa, nei precetti pella tattica(345) consiste, e dei particolari, per la nostra guerra, non ve ne sono; perciò quel comandante che alla difesa d'una fortezza sarà dalla nazione destinato, dovrà quelli a puntino conoscere, ed a quelli del tutto uniformarsi: fitto sempre tenendo in mente che ogni pratica, ogni consiglio, ogni maneggio, ogni negozio, quando per la patria si combatte, allo scopo della resa coi nemici menato, deve a grave, ed imperdonabile delitto imputarsi. Nè breccie aperte, nè mancanza di viveri, nè malattie, nè peste, nè caduta del governo provisionale, nè mancanza di corrispondenze, nè mine, nè terremoti, debbono, per tener dell'evacuazione trattato, in questa guerra, sufficienti cagioni, considerarsi. A chi viene la difesa(346) d'una fortezza dal popolo affidata, l'obbligo di quella fino all'ultimo sospiro difendere, e non mai col nemico pratiche usare, strettamente appartiene.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





Trattato