Essi fieramente(450) rispondono di non volere i patti della resa accettare, ma imporre: che il quadrato ben deciso a morire, non cesserà di guerreggiare, finchè accordate non vengano, senza diminuzione, quelle condizioni che siano dal colonnello Pacchiarotti per essere al Damas manifestate. Ritorna con la risposta l'aiutante di campo al quartier generale: nessuno, per attaccare quel branco di valenti a corpo a corpo, bastevole ardimento possiede. Tutti non dimeno da lungi cercano di annientarlo, perchè negli estremi momenti, ancor lo paventano. Ma non peranche Damas, dalla paura del giorno antecedente, ristabilito, ed oltracciò giovando ad esso lui di sciogliere quel gruppo che ultimo, per la difesa della libertà spagnuola, rimanea nella Penisola, e compire la guerra di Catalogna; d'ammettere i patti che gli Italiani vogliono e non implorano, senza indugio consente. Pertanto onorevole capitolazione, da quegl'intrepidi, al generale franco-apostolico fu strappata, anzicchè ottenuta per generosità militare. In quel memorabile combattimento, gli uffiziali morti ed i feriti, furono moltissimi: e trà i primi si annoverano il capitano Lubrano, Amati e Bussi; fra gli ultimi i colonnelli Fernandez e Pacchiarotti medesimo. Il primo ristabilissi, ma l'altro colpito in un ginocchio, sì pel difetto degli opportuni servigi che per la violenza del male, frà gli acuti dolori della ferita e fra quelli anche più acuti dell'anima italiana, nell'ospedale di Perpignano, inviando egli pure coll'ultimo respiro, l'estremo pensiero all'Italia, degno di tanta patria morì!
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