Queste morti generose addivengano seme di fortissimi eroi, che per la liberazione d'Italia, le armi ferocemente brandiscano e ottengano nobil vendetta di coloro che furono, per sola colpa d'amor di patria, dal coltello dei tiranni, in quella sacra terra svenati! Possa fra poco quel leggiadro paese, culla dell'antica gloria romana, patria di anime eccelse e nutrite delle più care ed onorate memorie; nel sangue, nella gloria, nella vendetta, nella maestà delle leggi, per età lunga, rinvenir la salute!
CAPITOLO XIII.
CONCLUSIONE.
Abbiam fatto pruova d'indicar quei principii e quei lumi della osservazione e della storia che possano con certezza, dalle fondamenta il gotico edifizio della tirannide abbattere, l'attuale obbrobrioso sistema rovesciare, i barbari che infestan l'Italia, distruggere e ai turpi loro seguaci, recar finalmente la meritata fortuna. Ciò facendo, ad un dovere adempimmo che addita al verace Italiano, la carità della patria: a quello io vuò dire, di porgere, in tributo d'amore, di verità, di giustizia, i frutti di lunghe veglie e della sperienza di cui la sventura suol dotar le sue vittime, ai cittadini futuri. Noi li diciamo futuri, perchè da un canto siamo ben lungi dal volere il nome sacro di cittadino impartire a coloro che schiavi snervati e viziosi, del loro giogo son degni: e dall'altro quei che forti e decisi, stanno l'occasione al varco attendendo, non hanno nella Italia contaminata, una patria che nel magnanimo desiderio del cuore, e comporranno la futura razza italiana.
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