Come si potrebbe esigere tanta finezza d'esame, che, del resto, non suole avere grande influenza sulla cura?
Il medico, costretto a tagliar corto, ascrive alla categoria comune anche dei morti che, invece, avrebbero dovuto essere elencati nella tubercolosi.
Non è neanche lontanamente possibile di congetturare a quanto possa salire la cifra di quelli, che a questo modo vengono sottratti alla tubercolosi; certo si tratta di diecine di migliaia.
3.° Ai 59 mila morti dati dall'elenco nosologico dovrebbero pure essere aggiunti tutti quegli altri, in cui la tubercolosi non produsse direttamente la morte, ma determinò lo sviluppo della malattia che fu causa della morte, ovvero aggravò fino all'esito letale una malattia di diversa natura, che senza la coesistente tubercolosi sarebbe passata a guarigione. Qui, ancor meno che nei casi precedenti, è possibile calcolare di quanto queste morti accrescerebbero la cifra delle vittime della tubercolosi.
4.° Per ultimo, a carico di questa malattia devono anche essere messi tutti quei casi, di numero affatto ignoto, in cui una malattia tubercolare, dopo disturbi più o meno gravi e lunghi, finì col passare alla guarigione, oppure cessò di progredire. Non produsse la morte, ma diede luogo a non lieve danno individuale e sociale, sottraendo l'individuo per un tempo di solito assai lungo al lavoro, e talora lasciandolo debole e meno produttivo per tutta la vita.
Queste considerazioni ci spiegano, perchè sia tanto difficile precisare i danni prodotti dalla tubercolosi.
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