A qualcuno, però, potrebbe sembrare possibile di raggiungere lo scopo per singole città, determinando dapprima nell'ospedale della città stessa la proporzione fra il numero dei morti di tubercolosi e quello dei morti per qualsiasi malattia, e poscia applicando il rapporto ottenuto al numero totale annuo dei morti della città. Sapendosi, per esempio, che nell'ospedale il rapporto è da 1 a 5, se il numero annuo dei morti per qualsiasi malattia nella città è di mille, il numero fra essi dei tubercolosi sarà di un quinto, cioè di duecento.
Ma, anche operando così si ottengono risultati inesatti, perchè, essendo la tubercolosi una malattia cronica e frequente, gli ospedali, a seconda delle loro tavole di fondazione, ora favoriscono, ora, e ciò accade più spesso, ostacolano l'accettazione dei tubercolosi, sicchè il numero di questi, di fronte ai malati di altra natura, non è nell'ospedale nella stessa proporzione che si riscontra nella città. Se ne vuole un esempio?
Il prof. Foà su 4200 morti esaminati a Torino nel suo Istituto, ne trovò 890 tubercolosi; si avrebbe quindi una proporzione del 21,4 per cento, cioè più di un tubercoloso ogni 5 morti di qualsiasi malattia.
Quantunque questa proporzione sia superiore quasi del triplo a quella fornita dalla statistica per la totalità del Regno, giacchè questa dà, come s'è veduto, soltanto il rapporto da 1 a 13, tuttavia il Foà stesso fa notare, che la cifra da lui data dei tubercolosi, se si volesse applicare alla popolazione di Torino, sarebbe ancora di molto inferiore al vero, poichè nel suo Istituto non vengono sezionati i morti dell'ospedale di San Luigi, il quale ricetta prevalentemente i tubercolosi.
| |
Torino Istituto Regno Torino Istituto San Luigi
|