CAPITOLO III.
Natura e vie di diffusione della tubercolosi.
L'opinione che la tubercolosi sia contagiosa è antichissima. - Provvedimenti legislativi del secolo scorso contro il contagio. - La contagiosità venne negata, e i provvedimenti aboliti nel presente secolo. - Villemin e la dimostrazione sperimentale della contagiosità. - Koch e la scoperta del bacillo tubercolare. - Vie per le quali i bacilli entrano nel sano a comunicargli la malattia.
La tubercolosi perseguita l'umanità dai tempi più remoti, e fino dai tempi più remoti datano gli sforzi dell'uomo per combatterla. La natura di questi sforzi doveva mutare, di necessità, a seconda del concetto che i medici dell'epoca o del paese si erano fatto della malattia, e specialmente dell'opinione che professavano riguardo alla sua contagiosità.
Intorno alla quale le controversie furono vivacissime, senza che potessero trovare una soluzione definitiva nei risultati dell'osservazione e dell'esperienza; poichè i metodi di indagine, di cui allora poteva disporre la scienza, non erano tali da poter condurre a conclusioni sicure.
Se anche ci limitiamo a considerare i tempi più vicini a noi, troviamo che nella seconda metà del secolo scorso in Italia era generale la credenza che la tubercolosi, massime nella sua forma più comune di tisi polmonare, fosse di natura contagiosa; e, in ossequio a questa credenza, noi troviamo nel Granducato di Toscana, nella Repubblica veneta, negli Stati della Chiesa, nel Regno di Napoli, ecc., pubblicati degli editti in cui venivano prescritte norme rigorosissime per evitare il contagio; norme che, per buona parte, salvo naturalmente i miglioramenti introdotti poi dalla scienza, consuonano con quelle patrocinate dagli igienisti d'oggidì.
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