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      A questa circostanza a noi favorevole se ne oppone un'altra a nostro danno. Il bacillo ha una grande tenacità di vita: venne trovato ancora vivo e virulento in sputi disseccati da parecchi mesi. Pertanto, considerato il numero grande di malati di tubercolosi che lo diffondono, si potrebbe credere che il bacillo fosse nel suolo, nell'aria, dappertutto nei luoghi abitati, e che quindi dappertutto si fosse in pericolo di essere colpiti dalla malattia. Fortunatamente l'esperienza ha dimostrato che questa supposizione è infondata.
      Il bacillo disseccato può conservare a lungo la sua virulenza nelle case e nei luoghi oscuri, mentre nell'aria libera delle piazze, delle strade e dei giardini la probabilità di contrarre la malattia è quasi nulla, sia perchè i bacilli sono enormemente diluiti nel gran volume d'aria che continuamente lambisce la superficie della terra, sia perchè vengono trascinati dalle piogge, sia, e questo è il più, perchè vengono rapidamente uccisi dalla luce. La luce diretta del sole toglie loro la vita in meno di ventiquattro ore.
      Vediamo ora in qual modo i malati di tubercolosi possano diffondere la malattia.
      Un certo numero di bacilli, che si sono moltiplicati nell'interno del loro corpo, se ne allontanano nei materiali che i malati continuamente eliminano, e così, giunti nel mondo esterno, possono trovare presto o tardi l'occasione d'entrare in individui sani e d'infettarli. A questo riguardo, però, v'è notevole differenza a seconda della via che tennero per abbandonare l'organismo in cui furono prodotti.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134