È raro che il materiale fresco dello sputo arrivi direttamente a contatto di una persona sana e vi attecchisca. Ciò può succedere quando un tubercoloso bacia sulle labbra o su punti della pelle ove esistono screpolature od escoriazioni, oppure quando dello sputo fresco va accidentalmente a contatto di una ferita. Si racconta di una cameriera, cui si sviluppò un'ulcera tubercolare alla mano nel punto in cui si era tagliata pulendo una sputacchiera rotta, e di un bimbo di nove mesi morto di tubercolosi per una ferita riportata, battendo la testa contro un vaso contenente sputi e sangue della madre tubercolosa; ma, ripeto, sono fatti che si debbono dire rari relativamente alla frequenza degli altri modi d'infezione.
Ho detto più addietro che l'aria emessa colla respirazione dai malati di tubercolosi polmonare non può dare contagio; però, ciò vale soltanto per la respirazione tranquilla. Se invece l'aria viene spinta fuori con violenza, come quando si parla ad alta voce, e, più assai, quando si tossisce, allora trascina con sè una quantità di minutissime goccie di saliva, che contengono bacilli tubercolari e possono penetrare direttamente nella bocca di chi sta di fronte al malato, ovvero, restando sospese per un certo tempo nell'aria, possono venire inspirate dai sani e trasmettere loro la malattia.
Non si è ancora potuto valutare la frequenza di questo modo di contagio, perchè soltanto in questi ultimi tempi ad esso si è rivolta l'attenzione degli igienisti. Che possa verificarsi, però, non è lecito porre in dubbio, come non è lecito porre in dubbio, che allo stesso modo possano trasmettersi da una persona all'altra la difterite, l'influenza e la tosse ferina.
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