Pagina (36/134)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Queste conclusioni concordano, del resto, con quanto già aveva insegnato la pratica, giacchè spesso si sono vedute delle famiglie numerose e floride venir distrutte in qualche anno dalla tubercolosi, dopo di avere alloggiato in camere già abitate da tubercolosi; oppure delle persone robuste e provenienti da famiglie sanissime, andare l'una dopo l'altra ad abitare in una camera già tenuta da un tubercoloso e contrarvi l'una dopo l'altra la malattia; oppure ancora, e questo è il caso più frequente, delle famiglie perfettamente sane dare parecchie vittime alla tubercolosi appena entrò a far parte della famiglia, qual parente o persona di servizio, una persona tubercolosa. Sono questi i casi che più avevano impressionato i medici antichi, e loro fatto ammettere l'esistenza del contagio. Paitoni, p. es., protomedico della Repubblica Veneta, in una Relazione inviata nel 1772 ai Provveditori della Sanità, corroborava la sua fede contagionista con molti esempi capitatigli nella sua pratica, e fra gli altri con quello di un'intera famiglia «composta di sette belle persone, che si era estinta tutta nel breve giro di 15 anni in seguito del male portatole da una serva tisica, assistita senza riserva e fino all'ultimo respiro per un genio caritatevole dalla padrona, che fu anche la prima a perire».
      Ai tempi nostri, fattesi più vive le discussioni sulla trasmissibilità della tubercolosi, le pubblicazioni di questi casi di contagio che si direbbero di casa e di famiglia, andarono rapidamente crescendo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





Repubblica Veneta Relazione Provveditori Sanità