A Civitavecchia, secondo il dott. Croce, si avrebbero differenze grandissime secondo l'epoca dell'anno che si considera: dal maggio all'agosto vi si macellano vacche selvaggie della campagna romana, che danno il 4 per cento di tubercolosi; nei mesi invernali si ammazzano vacche di scarto provenienti dalle latterie suburbane di Roma, che presentano l'enorme proporzione del 30 per cento di tubercolosi; negli altri mesi, infine, si fa uso di giovani vacche toscane, in cui la tubercolosi si riduce al 2 per cento.
E si noti, che in molte località si è trovato, che il numero degli animali riconosciuti malati all'atto della macellazione cresce rapidamente. All'ammazzatoio di Lipsia la proporzione delle vacche tubercolose è salita in 4 anni (1888-91) dall'11,1 al 26,7 per cento, e a Schwerin dal 1886 al 1894 è salita dal 10,7 al 35 per cento.
Se non che, per quanto queste cifre in molti paesi siano così elevate, non ci possono rappresentare in giusta misura il numero degli animali tubercolosi che vivono nelle stalle; il quale deve essere assai maggiore. Si comprende facilmente, infatti, che quando un proprietario è fatto accorto dal dimagrimento e dagli altri sintomi presentati dall'animale, che una vacca è gravemente ammalata di tubercolosi, si guarda bene dall'introdurla nell'ammazzatojo, dove verrebbe in tutto o in parte sequestrata, ma la spaccia al minuto, o la vende nei comuni piccoli, ove non è sottoposta alla visita veterinaria.
Risultati più esatti presentemente si possono ottenere esaminando gli animali ancor vivi.
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