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Finora in pochi paesi si è fatto delle iniezioni di tubercolina tale largo uso, da poterne trarre deduzioni sul grado di diffusione che vi ha raggiunto la tubercolosi. Quel tanto che se ne sa, però, basta ad accertare che le condizioni sono assai più gravi di quello che non apparisse stando soltanto ai risultati ottenuti nei macelli. Il prof. Bang di Copenaghen, che senza dubbio è il più competente in materia e si è acquistate le maggiori benemerenze nella difesa contro la tubercolosi animale, nel giugno 1898 poteva annunciare, che sopra 224969 bovini inoculati in Danimarca, 64707 avevano presentato la reazione della tubercolosi. Si può quindi calcolare che in quel paese, dove l'industria del latte e dei suoi derivati è una delle più produttive, circa il 28,80 per cento degli animali è malato di tubercolosi.
È una proporzione veramente enorme, la quale meglio d'ogni discorso ci fa toccar con mano la gravità del danno, sia rispetto all'uomo, sia rispetto all'allevamento del bestiame. Una consolazione si può trovare riflettendo, che siccome la tubercolina è un reattivo di estrema delicatezza, molte delle reazioni ottenute colla sua inoculazione sono dovute a nodi tubercolari limitatissimi, che non alterano e forse non altereranno mai la salute dell'animale. Ma anche facendo una larga sottrazione a quel 29 per cento, la quantità degli animali tubercolosi rimane pur sempre tale, da costituire un gravissimo pericolo sociale. Si pensi alla quantità di latte che può produrre nel lungo corso della sua malattia una sola mucca tubercolosa, e al numero di ragazzi che, usandone, possono per settimane e mesi introdurre nel proprio intestino i germi del contagio!
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