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      Esso ci è argomento di conforto nella lotta e, ad un tempo, ci addita un validissimo mezzo di difesa: irrobustire l'organismo.
      Bisogna però precisare che cosa, nel caso presente, si debba intendere per robustezza dell'organismo o della costituzione. Comunemente si designa come robusto un individuo grande di corpo, con petto ampio e muscoli fortemente sviluppati.
      Orbene, questo concetto volgare della robustezza non concorda con quello della medicina, la quale nel concetto di costituzione robusta include piuttosto lo sviluppo armonico dei vari organi del corpo, il giusto equilibrio delle loro funzioni, e l'energia, la rapidità e la regolarità con cui riparano alle offese che, sotto forma di lesioni meccaniche (tagli, lacerazioni, contusioni), di lesioni chimiche (azione di sostanze velenose), o di esagerazione di funzionalità, ecc., eventualmente ricevono.
      Quella stessa offesa, che in un organo robusto viene appena risentita o riparata in pochissimo tempo, in un organo debole guarisce lentamente, cagiona complicazioni più o meno gravi, e può essere punto di partenza di una vera malattia.
      La debolezza può essere limitata ad uno o pochi organi, od estesa a tutto il corpo; può ancora essere congenita, cioè portata dalla nascita, od acquisita.
      La debolezza congenita è molto frequente, e noi la vediamo il più delle volte conseguenza della debolezza dei genitori, della loro età avanzata all'epoca del concepimento, di parti troppo frequenti, e così via.
      La forma più spiccata di debolezza rispetto alla tubercolosi ci viene presentata dai fanciulli linfatici o scrofolosi, che vanno soggetti, anche per cause lievissime, a malattie della pelle e delle mucose, accompagnate quasi sempre da un lento ingrossamento delle ghiandole linfatiche, il quale fornisce non di raro terreno propizio allo sviluppo di una vera tubercolosi ghiandolare.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134