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      Ciò posto, si comprende facilmente come entrambe queste istituzioni (che vivono per contributi annui pagati in parte dagli iscritti, in parte dai loro padroni e dal Governo) abbiano il più grande interesse a limitare la diffusione della tubercolosi, e quando un operaio ne viene colpito, a procurare:
      1.° che la malattia duri poco ed abbia esito favorevole;
      2.° che, se conduce l'ammalato all'invalidità, questa sopravvenga il più tardi possibile.
      Ora, questi intenti vengono ampiamente soddisfatti dai sanatorii, poichè, mentre la cura negli ospedali comuni ordinariamente, dopo molti mesi od alcuni anni passati fra letto e lettuccio, non vale ad impedir la morte, quella nei sanatorii popolari ha dato risultati confortantissimi.
      Brehmer, come già dissi, nel suo Istituto per gli agiati otteneva dal 24 al 26 per cento di guarigioni: nei sanatorii popolari, invece, su 100 malati si hanno da 30 a 35 guariti, e da 40 a 45 notevolmente migliorati; sicchè, in complesso, si può calcolare che, con una cura della durata di 70 od 80 giorni, il 70 od 80 per cento dei malati vengono restituiti alla società o guariti del tutto, o così migliorati da poter continuare per alcuni anni in un proficuo lavoro.
      A prima giunta può sembrar strano il fatto che nei sanatorii pel popolo il numero delle guarigioni superi quello dei sanatorii destinati ai ricchi, ma l'apparente paradosso si spiega considerando, che in questi ultimi gli ammalati vengono accolti in qualunque stadio della malattia, mentre nei sanatorii popolari si fa una scelta scrupolosa e non si accettano se non quelli che dànno fondata speranza di miglioramento o di guarigione.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





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