La beneficenza nel nostro paese è inesauribile, e gl'innumerevoli istituti, che in ogni regione e sotto svariate forme la rappresentano, ne sono la più bella prova.
Però non bisogna dimenticare, che i più potenti di tali istituti sono il risultato ultimo di liberalità private, accumulate per secoli, e che nel caso nostro, siccome il numero di coloro che abbisognano di cura è grandissimo, così la spesa non potrà certamente venire coperta da oblazioni volontarie.
I privati potrebbero giovare assai, riunendosi in società e raccogliendo somme per la costruzione dei sanatorii; per quanto spetta alle spese d'esercizio, potrebbero, tutt'al più, portarle il loro contributo.
Se noi avessimo, come la Germania, delle istituzioni funzionanti in tutto il Regno, e destinate a sostentare gli operai malati, invalidi o vecchi, il problema sarebbe per buona parte risolto; ma ognun sa come la nostra legislazione sociale sia ancora in fascie, e come quella parte che esiste proceda sulle grucce.
Però, in non poche nostre regioni vivono o fioriscono delle istituzioni, che potrebbero addossarsi una parte del carico: le Società di Mutuo Soccorso, gli Ospedali, massime quelli destinati ai cronici, le Società di Assicurazione (limitatamente ai loro clienti), le Casse di Risparmio, le grandi imprese industriali, e, infine, i Comuni per quei poveri che vi hanno il loro domicilio di soccorso.
A tutti questi Enti importa che i lavoratori si conservino atti più a lungo che sia possibile a guadagnarsi la vita; essi devono pertanto trovare il loro tornaconto nell'aiutare i sanatorii, che in pochi mesi di cura restituiscono alla società, ancora idonei al lavoro per parecchi anni o per tutta la vita, molti individui che altrimenti finirebbero per morire troppo presto per sè stessi e per le loro famiglie, troppo tardi per quegli enti che devono sopportarne per parecchi anni, quanto dura la malattia, il peso della cura e del mantenimento.
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