Quanto agli altri provvedimenti, convien considerare che quando minaccia o infierisce qualcuna di quelle malattie che, come il colera o la peste, impressionano violentemente le popolazioni, l'Autorità non bada a spese, e Dio solo sa quanti milioni, in denari effettivamente sborsati e in perdite per l'arenamento dei commerci, ci sieno costate le epidemie colerose del nostro secolo. E questi milioni, per buona parte, non hanno dato, se pure l'hanno dato, che un beneficio transitorio, limitato al periodo dell'epidemia; sicchè, se il colera tornasse, dovremmo ricominciare. Non sarebbe dunque più utile che si riprendesse la questione da un punto di vista più largo, e migliorando, con tutti i mezzi di cui possiamo disporre, le condizioni d'abitazione, d'alimentazione e di lavoro del popolo, applicando più seriamente, che ora non si faccia, le prescrizioni della nostra savia legge sanitaria, e mettendo in azione buone leggi sociali, si riducesse il nostro paese ad essere un terreno sempre meno propizio all'attecchire dei contagi? Si provvederebbe così non solo pel presente, ma anche per l'avvenire, non solo pel colera, ma per tutte le altre malattie infettive, e quindi, per tornare al soggetto che ci occupa, anche per la tubercolosi.
Convien pure considerare, che le spese, che si facessero, verrebbero compensate ad usura dai risparmi derivanti dalla diminuzione di numero dei malati. Calcolando all'ingrosso, se l'Italia, come ha fatto l'Inghilterra, riducesse della metà la cifra de' suoi tubercolosi, risparmierebbe in spese di cura e mantenimento almeno un centinaio di milioni all'anno.
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