Un esame più accurato avrebbe loro mostrato la differenza che corre fra queste due forme microscopiche.
Alcune piaghe fungose, designate di solito come scrofolose, devono la loro renitenza a cicatrizzare alla esistenza nel tessuto di granulazione, di noduli tubercolari. Io ne ho già esaminato alcuni casi. Scelgo fra essi il seguente, interessante tanto dal lato clinico, quanto dall'anatomo-patologico, che devo al mio egregio amico, il Dott. Griffini.
OSSERVAZIONE VI.
A. D. d'anni 25, nato e domiciliato in Asti, pizzicagnolo, da più di due anni aveva riportato una contusione al cubito, che si fece dolente. Egli continuò per altro a lavorare per due mesi, finchè, aumentando i dolori in corrispondenza dell'articolazione, dovette desistere. Applicati gli emollienti alla parte malata, al di sopra del condilo esterno dell'omero si formò un rialzo che fu creduto un foruncolo; ma che poi, apertosi spontaneamente, anzichè svotarsi di marcia, lasciò scorgere del tessuto di granulazione fungoso. La pelle circonvicina si esulcerò pure, sicchè ne risultò una piaga fungosa, del diametro di circa quattro centimetri, risiedente in corrispondenza della parte posteriore del cubito; lo specillo, insinuato fra le fungosità, si insinuava verso la fossa olecranica, trattenuto però ben presto da tessuti fibrosi. - Dopo aver ricorso invano al consiglio di varii medici, l'ammalato si diresse al Prof. Scarenzio dell'Università di Pavia, il quale, ritenendo che principale ostacolo alla guarigione fosse la mobilità dell'articolazione, applicò un apparecchio cementato fenestrato; poi esportò lo strato di fungosità per lo spessore di otto o nove millimetri, e trattò la superficie risultatane con acqua del Pagliari e tocchi di nitrato d'argento.
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Dott Asti Prof Università Pavia Pagliari
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