E poiché la base della guerra è nel suo principale agente ch'è l'uomo, e il suo teatro è il mondo, ne deducemmo che le scienze morali, che riguardano l'uomo nella sua natura e nelle sue manifestazioni e che fornivano le regole per facilitargli il cammino nel mondo, erano quelle che solo potevano dare spiegazione del grande fenomeno che le storiche composizioni e la piú alta parte delle poetiche narravano e rappresentavano. Considerammo egualmente che oltre a questi studi che l'agente riguardano, bisognava conoscere ove operava, cioè il mondo, per potersi calcolare il valore dello spazio, del tempo e dei locali accidenti, ed in ultimo tutte quelle sostanze che contengono gli attributi necessari per divenire propri istrumenti, cioè le armi di cui gli uomini dovevano far uso e tutto ciò che per materiale di guerra è necessario. Da ciò conchiudemmo che le scienze morali, le esatte e le naturali corrispondevano ai principali elementi della guerra, cioè agli uomini, alle armi e agli ordini, con la cognizione degli spazi ove quelli e questi operavano. Ciò fissato, ci sembrò che una scienza la quale aveva sí estese relazioni e che aveva servito di mezzo alle piú grandi trasformazioni sociali ed altre ne aveva impedite, doveva rannodarsi alla destinazione di tutta quanta la umanitá, e che doveva potentemente influire sulla fisionomia che riveste ogni periodo importante della storia delle nazioni. La quantitá degli avvenimenti che si passavano nel tempo, la loro potente azione sulle sorti dei popoli, la rapiditá delle trasformazioni sociali, tutto questo grandioso spettacolo richiamava la nostra attenzione e ci confermava nelle nostre prime idee, le quali per lo spazio di trentacinque anni acquistarono maggior valore cosí per i fatti come per le scientifiche produzioni.
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