1. La disposizione alla guerra nasce forse dalla nostra natura ovvero dalla corruttela di essa?
2. Quai sono le relazioni che passano tra lo stato sociale e la scienza bellica?
3. In che modo la scienza bellica si lega alle arti e alle scienze i cui progressi costituiscono la civiltá di un popolo? Indispensabile è dessa per conservare?
4. Giova forse a sviluppare l'intelletto e la volontá?
La storia dell'umanitá come pure l'analisi del cuore umano rispondono alla prima quistione con buone ragioni, con molti fatti.
Ogni volta che si considerano i mali della guerra e si calcolano gli effetti che avrebber prodotti tanti mezzi rivolti a distruggere se in quella vece fossero stati impiegati a creare, e da ultimo s'ha riguardo all'umanitá oltraggiata in mille guise, debbono al certo riputarsi giustissimi i precetti della religione, i consigli della filosofia contro questo flagello, e parimente si scorge perché sia stata attribuita la guerra piuttosto alla corruttela della nostra natura che alla stessa natura.
Ciò non pertanto una piú grave ed accurata disamina fa chiaro esser ella inevitabile non solamente, ma utile ancora nella nostra imperfetta esistenza, perocché egli è mestieri che sia negli uomini una forza la quale difenda contro l'assalitore e i prodotti del proprio lavoro e l'altre cose piú care.
Se lo scopo di una bene ordinata societá si è quello di rendere la ragione forte e la morale armata, secondo la felice espressione del traduttore di Platone, risulta che nelle societá non ancora del tutto formate, per conservarsi a fronte di altre meno avanzate in pubblica ragione ed in viver civile, sia d'uopo quella disposizione indicata di sopra, la quale fa risaltare una delle piú nobili passioni che toccata sia in sorte all'umanitá, cioè quella mercé della quale ciascuno sagrifica se stesso a pro del comune.
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Quai Giova Platone
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