Non crediamo sia al mondo spettacolo piú sublime di questo: vale a dire di un capitano che dalla sua tenda opera l'ordinamento di grandi masse, che sonata l'ora della battaglia è costretto a risolvere una serie gravissima di problemi, i cui dati incompleti mutano ad ogni istante; e questo non piú sotto la tenda, ma in campo, ma spossato dalle fatiche, ma senza conforto di cibo o di sonno, ma premuto, schiacciato dal peso d'una grande responsabilitá, ma avendo spesso oltre il nemico che deve affrontare molti gelosi ai fianchi e alle spalle, ed il quale nulla curando la propria persona, in faccia alla morte, dee conservare la mente chiara, fredda, tranquilla e fortissima la volontá. L'amore che portiamo alla scienza della quale parliamo ci fa uscire dai termini che si convengono a questo discorso, e però conchiudiamo coll'emettere questo voto: che alcun valente scrittore (e bramiamo che sorga in Italia, nella maestra di ogni scienza) la faccia argomento di un'opera d'importanza.
Crediamo aver risoluto le quattro quistioni proposte, perocché abbiam chiarito la relazione della scienza bellica con gli altri rami dell'umano sapere, la relazione dello stato sociale colla scienza suddetta, la potenza conservatrice e la storica importanza di lei e da ultimo la sua influenza sullo sviluppo dell'intelletto e della volontá. Niente altro ci resta se non dichiarare il metodo che terremo per isvolgere storicamente le idee sopra enunciate, il quale sará il seguente.
Nel secondo discorso tratteremo dello stato delle scienze belliche presso i popoli dell'antichitá, segnalando le differenze che lo separano da quello de' moderni.
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