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      Non v'ha dubbio che presso le genti barbare non v'ha scienza bellica, ma sí veramente solo ci ha in quella vece l'istinto della guerra. Di strattagemmi componesi, per cosí dire, la guerra, la quale č soggetta ad un certo calcolo. Per esserci dunque una scienza bisogna che lo stato delle societá sia tale che nelle loro leggi e nella loro coltura intellettuale ci sia qualche cosa di comune. La scienza militare in tal caso seguirá questa tendenza e salirá veramente a quel grado che se le conviene. Dopo le quali premesse ci occorre questa prima quistione: fino a qual punto la scienza militare ottenne ne' prischi tempi il carattere di generalitá che hanno le scienze tutte?
      L'antichitá presentava nel suo complesso popoli costituiti in una gradazione diversa della scala sociale. Leggi teocratiche ed una civiltá stazionaria regnavano nelle vaste e misteriose contrade dell'Egitto e delle Indie. Misto di leggi militari e teocratiche era il reggimento della monarchia persiana. Le coste dell'Asia minore si governavano con forme republicane, le quali meglio si confacevano allo spirito commerciale che dominava in quei popoli. Delle orde nomadi occupavano il centro dell'Asia. La gran famiglia celtica stendevasi in quasi tutta l'Europa meridionale, ed i sarmati e gli scandinavi ne tenevano il settentrione. Tutte queste nazioni erano veramente societá poco avanzate per rispetto alla civiltá ed alla scienza in gradi diversi. La Grecia con le sue colonie e Roma con l'Etruria presentavano i soli popoli in cui la civiltá non solo era inoltrata, ma portava seco medesima il seme di maggior progresso.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361

   





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